Renzi, io o noi?

Dell’ex premier Matteo Renzi amici e nemici hanno sempre detto – soprattutto quando non sapevano che altri complimenti rovesciare o quando volevano addolcire critiche – che era uno straordinario comunicatore. Forse un entusiasmo sopra le righe, giacché proprio lui ammette di aver compiuto errori nella comunicazione e annuncia: troppo “io”, passeremo al “noi”.

A parte che già altri passarono al “noi” nei vent’anni tra le due guerre e non portò bene, le persone vicine al segretario Pd dovrebbe suggerirgli che il cuore della questione non è quel che si proclama e nemmeno – seppur abbia un peso – come lo si proclama

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Grillo andata e ritorno

Grillo strilla contro l’Europa, decide di lasciare gli antieuropeisti per i liberali europeisti come il da lui detestato Mario Monti e, dopo l’abbandono, scopre che il nuovo porto non lo vuole. Allora torna dall’antieuropeista Nigel Farage abbandonato, che lo riprende. Anche il magico amico e testimone di nozze di Grillo, Fabrizio De André, un pomeriggio prese con sé i suoi soldatini, se ne andò e quasi subito tornò a casa. E nemmeno era stato respinto: sui prati calava il buio e lui aveva solo quattro anni.