Il neopresidente degli Stati Uniti Donald Trump ha aperto il discorso d’insediamento annunciando che il potere torna al popolo. Che ci creda davvero? O che qualcuno l’abbia spaventato ricordandogli l’epigrafe del giornale Les Révolutions de Paris (citata in La vita quotidiana in Francia al tempo della Rivoluzione, di Jean-Paul Bertaud, Rizzoli): “I grandi ci sembrano tali solo perché siamo in ginocchio”.
La morte? Che spettacolo
Rosario Fiorello contesta l’abbuffata di morte violenta nei programmi tv del pomeriggio. Ha ragione, ma il nodo non è soltanto la fascia oraria, è anche come le tragedie sono trattate (e con quali effetti) tra ridicole “esclusive”, insistenze da stalker, tuttologi a vario e vago titolo.
La strage a puntate è una realtà: negli ultimi giorni una ragazza data alle fiamme, un sedicenne che con un amico ammazza i genitori, un uomo finito a bottigliate mentre cerca di placare una lite fra coniugi, una donna accoltellata dal marito che subito dopo va a giocare alle slot, un’altra cancellata dall’uomo che poi si uccide.
La tv d’intrattenimento rovescia immagini