Stellette di chef, cuori d’osteria

Siamo circondati dagli chef televisivi come i pellerossa dalle giacche blu: nei talent annusano schifati le fatiche dei concorrenti e cinque minuti dopo in uno spot promuovono cibi confezionati da ipermercato o gabinetti. Nel corso dei secoli s’è mangiato – secondo il ceto e i mezzi- per vivere o per diletto, adesso si mangia per moda. Ma l’antico piacere, scevro da logiche d’immagine e tendenza, sopravvive. Si tratta di scoprirlo.

E lo riscopre, senza nostalgie di maniera e senza compiacimenti, Vanni Cornero, giornalista esperto di Economia e, con passione, di Agricoltura. Tra vetuste sale, cucine, storie di famiglie, ha incontrato protagonisti, sapori, senso

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Il Giorno della Memoria, la sera degli alibi

“Voi che vivete sicuri / Nelle vostre tiepide case, / Voi che trovate tornando a sera / Il cibo caldo e visi amici: / Considerate se questo è un uomo”. Il monumento poetico scolpito da Primo Levi non proseguiva con “ricordatevi ogni tanto”, bensì con “meditate che questo è stato”. Meditare significa intendere l’essenza, unica strada per evitare il ripetersi. A questo serve il Giorno della Memoria: tenere accesa la coscienza portandosi dentro l’eco  l’indomani e l’indomani ancora e ancora. Non soltanto dimenticare, ma anche dare per superato e lontano un passato significa dissolverne il monito.

Può risuonar facile e perfino retorico

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