Sparo parole, dunque esisto

Le parole forti e senza senso fanno presa subito, la riflessione toglie potenza all’impatto emotivo, quindi alla coscienza d’esistere di chi parla. E questa è la spiegazione più ottimistica, perché comunque prevede un calcolo, a suo modo un rozzo pensiero. Più triste è arrendersi all’evidenza: è andata dispersa prima la volontà, poi la capacità di pensare.

Ecco pochi depressivi esempi. Banale e ormai abusato è l’ex presidente Renzi che, invece di trasmettere incredulità,  pur di  mostrar rigore diffonde sfiducia nel padre con la proposta di “pena doppia”. Per non esser da meno, o forse per forte amicizia, il padre del ministro Luca Lotti

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Trump a scuola da G. Washington?

Trump ha vinto inondando di populismo gli elettori, è stato detto. Che sia tradizione antica, vizietto dei votanti? Di George Washington, ben altra figura dal successore di oggi, padre della Patria, primo Presidente degli Stati Uniti (dal 1789 al 1797), scrive Franz Herre in La rivoluzione americana (Rizzoli, 1981), a proposito del Primo Congresso continentale di Filadelfia, il 5 settembre 1774: “George Washington, l’uomo più ricco della Virginia, usa tante espressioni forti di stampo popolaresco che perfino Patrick Henry, l’avvocato degli oppressi, lo accetta come suo pari”.