Annaspiamo o ci crogioliamo in una palude di cronaca nera, reale e amplificata dall’intrattenimento da salotto. Una <nera> affollata sempre più da quella fetta di violenza che i reportages dicono scaturire da <un amore malato>: femminicidi e cascate di coltellate, acido, benzina e fiamme. Ma, per quanto malato, è amore dell’altro? O paranoide amore di sé che fa parer quasi una fiction quello vero? Non per antidoto o consolazione, ma per passione letteraria, si possono raccontare amori anche tormentati ma non insanguinati e lo fa con Il domatore di principesse (I Antichi Editori Venezia), Roberto Bianchin, scrittore, giornalista, musicista e, dice lui, saltimbanco
Garlasco e la stanza di Chiara
Le indagini della difesa sul delitto di Garlasco (condanna a 16 anni confermati dalla Cassazione per l’assassinio di Chiara Poggi) portano nuovi elementi, tra i quali reperti di Dna e testimonianze. E buttano sospetti su un amico del fratello di Chiara: mai entrato nella villetta, dicono lui e la madre della ragazza; entrato eccome, dice la difesa di Stasi, entrato per accedere al computer.
Senza inoltrarsi nel dibattito sulla vicenda, colpisce come essa è narrata. Per gli adulti un appartamento è composto – secondo le possibilità economiche – di ingresso, cucina, bagno, soggiorno, sala, studio, camera da letto (e poi, secondo ricchezza, biblioteca, sala del biliardo, sala cinema)