Cancro che uccide e cancro di carta

Si spintonano sui social applausi e critiche, talora feroci, a Nadia Toffa, che ha raccontato di sé e del cancro in un libro di imminente uscita. Annunciandolo in Rete,  spiega come è “riuscita a trasformare quello che tutti considerano una sfiga in un dono un’occasione, un’opportunità”. E aggiunge: “Se ci sono riuscita io ci può riuscire chiunque”. Mi permetto qualche considerazione perché è un cammino che ho percorso.

Sono incline alla benevolenza verso chi, superata la malattia, rivela d’apprezzare più in profondità la vita e tenta di “accompagnare” altri. Ma occorrono toni misurati e dolci, perché ci si rivolge a un

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Lettera a un’amica vincente

Cara Noria Nalli,
volevo scrivere una recensione e mi è uscita spontanea una pubblica lettera, cresciuta mentre leggevo (con forte e colpevole ritardo) le Avventure semiserie delle mie gambe (Golem edizioni) con cui ci accompagni, senza sconti ma con delicatezza, nella realtà della sclerosi multipla.

In tanti modi si può narrare una malattia grave e invalidante: compiangendosi, volendo commuovere, aggredendola con ira, sfidandola con un sarcasmo esorcizzante. Ma così  nemmeno la si scalfisce, piuttosto la si cristallizza. Invece tu ne argini l’invadenza, in modo profondo e lieve, con la forza e la serenità dello specchiar se stessi nel prima e nel presente. in lontani sogni

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