Ha un senso il rancore degli assassini verso le vittime: sono più vive di loro. Nell’anniversario del rapimento di Aldo Moro, del suo omicidio, del massacro della scorta, nel tuono lungo delle celebrazioni, si alzano voci spietate di ombre, accarezzate talora da compiacimenti intellettuali. “Fare la vittima è diventato un mestiere”, dice Barbara Balzerani, incapace di capire che senza quei morti lei non esisterebbe.
Qui non si contesta la nuova vita dei terroristi e nemmeno il fatto che scrivano, raccontino, spieghino. Censurare interviste sarebbe negarci una possibilità di scoprire il vuoto, il mistero e prevenire orrori. Si vuole soltanto riflettere sul modo