Per governare: complici o agnelli sacrificali

Governare sì, ma non con alleati: con complici o agnelli sacrificali. Sono così diversi e così uguali i “vincitori” delle elezioni. Sotto la spocchia scorre il fiume della viltà.

Immaginiamo il presidente Mattarella che dice: “Ho trovato io una larga maggioranza disposta a condividere tutto se mantieni ciò che hai promesso”. Allora tornerebbero utili gli insulti della campagna elettorale: con lui non posso.

Esiste di peggio – ma non molto – di un uomo politico che ha paura di se stesso, delle fesserie impraticabili che ha annunciato, di un lavoro – governare – per il quale occorrono doti che non soltanto non si hanno, ma che non si vogliono

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Italia piegata da solitudine e rancore

L’Italia delle elezioni ha contato vinti e claudicanti vincitori. L’Italia dei cittadini è perdente, non perché abbia prevalso questo su quest’altro (è quel che sopravvive della democrazia), ma perché non ha scelto: si è tuffata di qua e di là dopo essersi agitata per tre mesi in un impasto di rancori, rivalse, paure, individualismi, ringhianti e simboliche sferzate a cattivi veri e presunti, innocui o minacciosi per la quiete isolata di ciascuno.

Anziché l’analisi degli scenari di un governo eventuale e improbabile (stando alle dichiarazioni di ieri e a una legge  che voleva evitare certezze), guardiamo le urne non da politologi, che non siamo, ma da

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