Impeachment, l’inganno e l’arroganza

Una cosa più di tutte gli italiani non tollerano: le regole. E così che la parola impeachment dilaga e suona come “la mia volontà vale più della tua, quindi levati di torno”.

Molti di noi inventano regole buone soltanto per loro e vogliono abbattere quelle comuni quando ci finiscono in mezzo. Questi giorni di scontro istituzionale, dopo il mancato governo Lega-5stelle, è un coro di disprezzo del rispetto per ruoli, passaggi, competenze stabiliti nella Costituzione che il Movimento voleva salvare dalle pessime modifiche di Matteo Renzi.

L’andazzo è stato chiaro fin da quando Luigi Di Maio (oggi vittima del socio Salvini, non di Mattarella), senza aver ricevuto incarico

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Berlusconi, la Politica e il Diritto

Quando Silvio Berlusconi, nel 1994, “scese in campo” appresi la notizia in India, nel bar d’un albergo. Con lo scrittore e regista Alberto Bevilalacqua, che era accanto a me, scherzai: “Torniamo o restiamo qui?”. Questo per definire  quella che fu subito, e senza mai mutare, l’opinione sull’avventura politica, e non solo, del Cavaliere.

Ciò chiarito, non c’è motivo di indignarsi quando – con un’Ordinanza, che molti chiamano Sentenza – i giudici di Sorveglianza accolgono la sua richiesta di Riabilitazione, che è prevista nei tempi, nei modi, nella sostanza da leggi che riguardano ciascuno di noi. Il problema si porrebbe

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