Tg, mezz’ora di “superaggettivi”

Tg, uno a caso, del 24 maggio 2017. In pochi minuti una “spietata esecuzione” e due “brutali aggressioni”. Cambiando canale, una “violenta aggressione” e un “efferato delitto”. L’ “inaudita violenza” è un refrain.

Al di là del fatto che non spietata potrebbe essere soltanto un’eutanasia (comunque non esecuzione) e che è difficile compiere a carezze un pestaggio, al di là insomma dell’ovvietà, diventano stucchevoli la ripetizione e la scarsa fantasia dei rafforzativi. I quali, anzi, finiscono per togliere potenza alla notizia, rendendola di routine. Diverso sarebbe: tempestato di pugni fino a ridurlo in coma.

Eppure

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Trump a scuola da G. Washington?

Trump ha vinto inondando di populismo gli elettori, è stato detto. Che sia tradizione antica, vizietto dei votanti? Di George Washington, ben altra figura dal successore di oggi, padre della Patria, primo Presidente degli Stati Uniti (dal 1789 al 1797), scrive Franz Herre in La rivoluzione americana (Rizzoli, 1981), a proposito del Primo Congresso continentale di Filadelfia, il 5 settembre 1774: “George Washington, l’uomo più ricco della Virginia, usa tante espressioni forti di stampo popolaresco che perfino Patrick Henry, l’avvocato degli oppressi, lo accetta come suo pari”.