Viaggio silenzioso tra le stelle fredde

Due dolori atroci porta questa pandemia. Uno è  la routine che ammassa i morti nelle cifre dissolvendone la vita, così che qualche decina di vittime in meno rispetto al giorno prima diventano un terribile “soltanto”. L’altra bruciante sofferenza è la solitudine del loro viaggio.

A ciascuno di loro, al viaggio silenzioso che li accoglie, dedico come un saluto dolente qualche brano di Le stelle fredde (Mondadori, 1970),  romanzo di Guido Piovene. Il protagonista, lasciato dalla sua donna, si rifugia in campagna. Qui, da una fenditura in un muro esce uno strano vecchio: è Fedor Dostoevskij, che racconta il suo cammino nell’aldilà.

Era uno spazio accidentato

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Il sangue che noi cantiamo

Con il sangue lavorano ematologi, tecnici di laboratorio, chirurghi, e poi assassini, investigatori e medici legali. E con il sangue lavorano anche i cronisti di nera, secondo alcuni grandi esperti del Male, orribili sciacalli e avvoltoi secondo i protagonisti di fatti dolorosi.

In questo tempo di Covid-19 tanto si parla dii titoli enfatici, di esagerazioni, di panico, ma pure nei giorni normali ai media piace caricare i colori delle storie e la macabra frase “ne hanno ucciso un altro” per le redazioni è vita.

Di tale circo è sintesi ineccepibile il consiglio che un capo dà al suo giornalista: Sempre più sangue Larry, titolo di un guizzante e intenso romanzo

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