“Le rose di spine di Cristo / Fervose come opache / Di ogni cosa funesta / Queste sono le rose della mia via”. Via trafitta, dall’infanzia fino alla branda di manicomio, quella di Felice Fischetti (1931-2005), contrabbandiere, minatore, legionario, operaio. Poeta sempre.
Fischetti lasciò la “città dei matti” in Collegno quando la rivoluzione accesa da Franco Basaglia divenne legge (seppur maldestramente gestita): passò in una comunità e da qui all’ appartamento condiviso dove lo conobbe una giovane psicoterapeuta, Rita Brescia, che ne ricompone storia e lirica in Il poeta di spessi cammini (ed. La Vita Felice), biografia e romanzo, itinerario