“Avvoltoio”, “sciacallo”, gridano a cronisti e fotografi. Gente stesa a terra, in manette, in fuga, in preghiera, in lacrime, tra urla e invocazioni d’aiuto, e fra quella gente un uomo, in apparenza impassibile, che scatta immagini di scena, di volti, di rabbia e silenzio.
Oggi “avvoltoio” è chiunque, con il telefonino puntato su un incidente, un dolore, un errore o una banalità della vita. E spesso chi è protagonista degli eventi, anziché sottrarsi, si offre a telecamere e macchine fotografiche per apparire in Rete o nella tv che sfarina la cronaca e la ricostruisce in spettacolo. Ma il vero fotogiornalismo è tecnica, cultura, passione