De André: il mito serve quando cade

Chiedo perdono se racconto in prima persona per aggiungere ancora due pensieri su Fabrizio De André, del quale è oggi il compleanno. E’ per l’antefatto di due sue frasi che raccontano come viveva la fama e l’esser diventato un mito.

Nel 1982 mi arrivò una telefonata dalla Ricordi. Il dottor Diego Andò disse: “Stiamo preparando una serie di dischi da distribuire in edicola, si chiamerà Profili musicali, antologie di grandi nomi accompagnate da un fascicolo con testi, accordi, foto e con pagine introduttive che raccontano, interpretano, insomma accompagnano il pubblico all’artista. Fabrizio De André ci ha fatto il suo nome. Le va di scriverlo?”

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I crisantemi rossi di Amleto

Ad Amleto che domanda oggi rispondono voci dolci o nemiche, incerte o disperate, impietose o fluttuanti. Rendono vano ogni lamento: “Più mi compatisco più mi paro meschino!”. E frantumano non soltanto la propria ma anche l’altrui pietà: “A voi tutti, a voi compassionevoli: / Imbecilli!”.

Sfida l’essere e l’apparenza dell’essere Matteo Bona, 21 anni, astigiano, studente universitario, autore di una prima silloge nel 2015 (pluripremiata). Lo fa con Il senso del nulla (editrice Montedit): poesie e racconti indagano lo scontro tra l’orgogliosa rivendicazione dell’Io e lo smarrimento in un ineluttabile vuoto. Bona canta

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