Suscitano pena, nella cronaca d’un quotidiano, i passi dell’uomo un tempo fiero di sé che una notte, ormai smarrito nella demenza, scende al fiume e gli consegna la sua morte. In quella solitudine annegano i suoi giorni di imprenditore – il “re del cioccolato” – due volte marito, padre, viveur dai piaceri intensi e sprezzanti.
In questa morte – confusione mentale o forse suicidio o perfino omicidio? – sono raggrumate le vite e i tormenti, le catene e il bisogno di libertà, l’ira e la rivalsa di parenti, domestica, badante e poi sbandate figure di città, volenti o no ancorate ai suoi vizi noti o sconosciuti.
Ci sono la corsa scellerata