Alain Elkann ha raccontato qualche giorno fa su Robinson, l’inserto culturale di Repubblica, un viaggio in treno fra i “lanzichenecchi” da Roma a Foggia. Tutto quel che è divampato dopo – reazioni indignate, sfottò, polemiche di giornalisti, risposta del quotidiano, presa di distanze della redazione – ha narrato un’altra cosa: l’editoria di oggi corre come un treno senza motrice o così di fretta da saltare alcune stazioni fondamentali.
Che cosa si rimprovera ad Alain Elkann? Di aver dipinto se stesso come un elegante e colto signore isolato tra barbari dediti a musica, telefonini, chiacchiere sul sesso. Il suo giornale l’ha difeso rimproverando