I robot non sanno ascoltare la morte

Il dolore e la morte derisi, scherniti, umiliati. Ci indignavamo di quando in quando, ora assistiamo disarmati alla consuetudine di robot perduti nell’aridità, in un vuoto assoluto nel quale non soltanto non germoglia sentimento d’alcun genere, ma dove nemmeno stimoli esterni – un libro, un film, una canzone – sembrano poter attecchire.

Distrugge ogni luce quel che è accaduto intorno e addosso all’intima e pubblica vicenda della studentessa torinese morta sotto il treno che doveva portarla al liceo musicale di Vercelli, dove avrebbe costruito il suo futuro d’arte, quindi di studio e di cultura, cioè di sentimento e condivisione. Mentre chi ancora

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Bulli che picchiano, bulli che sentenziano

Bulli dietro il suicidio d’una ragazza, bulli che schiaffeggiano un professore, bulli (è l’ultimo caso) che ad Alessandria legano un’insegnante e la prendono a calci. La reazione? colpa delle famiglie, ai miei tempi li inquadravano a schiaffoni, genitori assenti. Trovare di fretta una “categoria” di colpevoli sembra alleviare un po’ la paura, ma non soltanto non risolve il problema: nemmeno lo spiega.

Siamo sicuri che quei bulli non ricevano più legnate dei ragazzi modello? A fine febbraio abbiamo discusso –  al Museo di Arti e Mestieri d’un Tempo di Cisterna d’Asti – del lavoro di genitori con Chiara Saraceno, per anni docente

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