Cronaca nera: cacciatori e selvaggina

La cronaca nera in tv e nei siti dei giornali – poi rilanciata sui social – di giorno in giorno scivola dall’informazione alla sfida tra predatore e selvaggina.

La Corte d’Appello ha confermato i vent’anni per Antonio Logli, accusato di aver ucciso la moglie Roberta Ragusa scomparsa nel nulla, e abbiamo assistito al placcaggio dell’imputato muto fuori dall’aula. Quanto è ovvio e legittimo cercare una sua dichiarazione tanto è ovvio mettere in conto che lui rifiuti di rilasciarla. Invece è parso d’assistere a una scena quasi fine a se stessa. Non parla? Poco male, fa spettacolo anche il suo silenzio. Per altro condito con commenti stonati

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Giustizia di tutti e giustizia del singolo

“Non ho più fiducia nella Giustizia”. Abbiamo tutti provato spontanea comprensione per lo strazio di una madre che ha visto condannare a “soli” quattordici anni chi ha sparato a suo figlio (poi morto) e a tre chi ha ritardato i soccorsi. E’ giusto condividerne il dolore, ma prima di cavalcarne la sfiducia è prudente riflettere sulle leggi italiane, sul processo e i suoi percorsi, su noi stessi.

Uscendo dal caso specifico, magistratura, difesa, parte civile si muovono dentro regole scritte – spesso male – dal Parlamento, si confrontano nell’ipotesi di colpevolezza e innocenza, sulla misura della responsabilità e quindi su pene che prevedono

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