Io capo, tu primarie. E se l’Italia si desta?

Io penso all’Italia. Anch’io. No, tu no. Scissione. Compattezza. Me ne vado anzi non proprio. Guarda quelli come sono ridotti. Guardatevi voi che appena messi alla prova fate un casìno dopo l’altro. Io faccio il leader della destra. Noi non ti vogliamo. Facciamo le primarie. Facciamole, ma non le tue. Abbiamo tempo per parlarne, tanto loro si dividono. Ma così facciamo il gioco di quegli altri ancora. Sì ma gli altri si fanno male da soli adesso che governano qua e là e volano polizze sugli stadi. Lasciali dire, hanno paura perché siamo il nuovo che avanza. Siete il nuovo invecchiato. Intanto che litigano io metto insieme questi e quelli. Ma quelli non vengono

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Perché Avetrana ci appassiona e fa paura

Con il potere evocativo della cronaca, Avetrana riassume le nostre paure: dell’Ignoto e della Giustizia, come quest’opera di Giancarlo Giordano. In un’Italia che a bocca spalancata si spacca in due quando avviene il fatto, durante le indagini, durante i processi, la sentenza ultima sulla vicenda di Sarah Scazzi ci lascia sperduti in quella frattura, esaspera fino alla lite le certezze degli ospiti nei programmi televisivi d’intrattenimento neanche fossero coinvolti.

La fine dell’iter processuale lascia orfani non di una verità ma delle proprie convinzioni. Lascia orfani perché c’è un reo confesso e non creduto, Michele Misseri, e ci sono due condannate

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