“Io ci metto la faccia”, “Io ci ho messo la faccia”. Uno slogan – ormai una litania – si è propagato come un virus tra leader, gregari, firmatari di leggi, candidati. E quello che dovrebbe essere un normale assumersi responsabilità viene ripetuto con tono eroico, come da soldati che escono dalla trincea e si ergono impavidi di fronte all’artiglieria nemica. Nessuno si rende conto che tono e ripetizione, più che evocare coraggio e serietà, confessano un patetico vuoto.
E’ tanto facile quanto istintivo risentire il “mi faccia il piacere” di Totò all’onorevole Trombetta. Ma è calzante: è possibile che con naturalezza