Fotoreporter, la dolcezza dell’avvoltoio

“Avvoltoio”, “sciacallo”, gridano a cronisti e fotografi. Gente stesa a terra, in manette, in fuga, in preghiera, in lacrime, tra urla e invocazioni d’aiuto, e fra quella gente un uomo, in apparenza impassibile, che scatta immagini di scena, di volti, di rabbia e silenzio.

Oggi “avvoltoio” è chiunque, con il telefonino puntato su un incidente, un dolore, un errore o una banalità della vita. E spesso chi è protagonista degli eventi, anziché sottrarsi, si offre a telecamere e macchine fotografiche per apparire in Rete o nella tv che sfarina la cronaca e la ricostruisce in spettacolo. Ma il vero fotogiornalismo è tecnica, cultura, passione

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Il potere logora chi se ne vanta

Chi ha governato, poco o tanto, in vista di elezioni elenca fiero quanto ha in programma per il benessere di tutti (soprattutto via le tasse e spari liberi) o quanto di buono ritiene d’aver compiuto nei giorni e negli ambiti (nazionali o locali) del suo potere. Quel che ha mancato è ovviamente colpa degli altri, del prima, della magistratura.

Prendiamo come esempi due Mattei: Salvini e Renzi. La Lega ha avuto ministri della Giustizia (Castelli) e dell’Interno (Maroni) e ha per cavalli di battaglia la mai risolta sicurezza e la necessità di una legittima difesa fatta di rivoltellate e fucilate più libere e andanti. Suggeriamo una breve lettura: “Si parla quietamente

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