Berlusconi, la Politica e il Diritto

Quando Silvio Berlusconi, nel 1994, “scese in campo” appresi la notizia in India, nel bar d’un albergo. Con lo scrittore e regista Alberto Bevilalacqua, che era accanto a me, scherzai: “Torniamo o restiamo qui?”. Questo per definire  quella che fu subito, e senza mai mutare, l’opinione sull’avventura politica, e non solo, del Cavaliere.

Ciò chiarito, non c’è motivo di indignarsi quando – con un’Ordinanza, che molti chiamano Sentenza – i giudici di Sorveglianza accolgono la sua richiesta di Riabilitazione, che è prevista nei tempi, nei modi, nella sostanza da leggi che riguardano ciascuno di noi. Il problema si porrebbe

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Casamonica, l’oro color del fango

Casamonica è un cognome e un cognome non è un delitto. Ma questo cognome, inteso come gruppo di famiglia, irrompe nella cronaca con una aggressiva disinvoltura che lascia attoniti.

Prima è stata la spettacolarità di un funerale, carrozza, elicottero, petali di rosa, per colonna sonora il padrino,  gigantografia di un “re di roma” (qui volutamente minuscolo). Ora è una dimostrazione di potenza – botte alla cliente o dipendente, botte al titolare, sotto le telecamere di sorveglianza – molto simile alla testata che a Roberto Spada è costata l’aggravante del “metodo mafioso”.

Ma gli Spada, i Casamonica e altri che di giorno in giorno invadono

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