Il gatto randagio che ammansì i cani

Era un gatto randagio, solitario e fiero della libertà. All’ora di pranzo veniva davanti a casa nostra e guardava il circo dei quattro cani che balzavano contro il cancello latrando. Rispondeva con un miagolio dignitoso, che pareva voler dire: “Vi pare il caso?”. Per due anni ci ha fatto visita ogni giorno, come un signore alla trattoria di fiducia. Non verrà più.

La prima volta che sentimmo i cani fare i pazzi senza che apparissero persone, vedemmo lui sulla stradina, immobile come in uno scatto fotografico in posa. Uscimmo e posammo un piattino con qualche crocchetta, una ciotola con acqua. Non si avvicinò. Quando fummo rientrati nel giardino, andò ad assaggiare

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Disprezzo vestito di slogan e citazioni

Inesorabile disprezzo  per i cittadini sgorga  da slogan, frasi frettolose e autoreferenziali, citazioni mal copiate e travisate senza conoscerne contenuto e origine. Ecco pochi esempi, senza badare al colore politico degli oratori.

Il neopresidente Giuseppe Conte, per darsi un tono e vestire di nobiltà letteraria la rivendicazione del populismo, se ne vien fuori con un minestrone di Dostoevskij e Puskin che stordisce chi ha rispetto per la carta e – come diceva Mario Rigoni Stern – per gli alberi dal cui sacrificio nasce un libro. Nell’appropriarsi di un discorso di Macron, Conte scambia per un’opera di Dostoevskij un suo discorso di commemorazione, per di

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