Migranti, cronache dalla “pacchia”

Questo è un reportage scritto da Lampedusa qualche anno fa. La “pacchia” delle donne migranti. Molto è cambiato. In peggio.

“Vachina, giura”. “Giuro Amina”. “Giura che porterai il bambino”. “Te lo giuro”. E Amina sale sul gommone che dalla Libia la offrirà a Lampedusa, senza il piccolo. E qui, su una motovedetta, appena dissetata, ai finanzieri già parla di lui: “E’ la mia vita”. Poi al molo, sdraiata sulla barella, racconta ancora l’amore totale per quella creatura. Nata dopo stupri e altri stupri di mercanti di carne e divertita soldataglia libica. Eccoli i cosiddetti “sbarchi” che tanto

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Lo Stato a scuola dalla ‘ndrangheta

Uno Stato che con un mezzo militare “pesca” uomini in mare e prospetta l’ipotesi di riconsegnarli ai carcerieri compie su vasta scala un crimine che evoca un altro crimine, a lungo subito dall’Italia: il fenomeno dei sequestri di persona ad opera della ‘ndrangheta.

Negli Anni ’70 e ’80 del secolo scorso la ‘ndrangheta finanziò le proprie attività con i riscatti dei rapimenti. Uno dei tanti ostaggi raccontò alla Squadra Mobile di essere riuscito una volta a fuggire. I custodi nemmeno lo inseguirono, soltanto gli gridarono dietro: “Corri corri e qui torni”. Arrivato a un grappolo di case il fuggiasco spiegò chi era e chiese

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