Lettera a un’amica vincente

Cara Noria Nalli,
volevo scrivere una recensione e mi è uscita spontanea una pubblica lettera, cresciuta mentre leggevo (con forte e colpevole ritardo) le Avventure semiserie delle mie gambe (Golem edizioni) con cui ci accompagni, senza sconti ma con delicatezza, nella realtà della sclerosi multipla.

In tanti modi si può narrare una malattia grave e invalidante: compiangendosi, volendo commuovere, aggredendola con ira, sfidandola con un sarcasmo esorcizzante. Ma così  nemmeno la si scalfisce, piuttosto la si cristallizza. Invece tu ne argini l’invadenza, in modo profondo e lieve, con la forza e la serenità dello specchiar se stessi nel prima e nel presente. in lontani sogni

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Ceronetti, poeta dell’Umanità perduta

Sotto gli occhi e attraverso la penna di Guido Ceronetti, morto ieri a Cetona, passavano secoli di cultura indagati con sapienza e passava la quotidianità spicciola elevata a simbolo della più pericolosa delle armi create al mondo: l’uomo.

Pareva impossibile che i toni spesso apocalittici, la raffinata veemenza, l’intransigente visione di tanti suoi scritti provenissero da quella figura minuta, gentile, con lo sguardo fanciullesco. Di “filosofo ignoto” parlò l’anno scorso in una bella intervista di Bruno Quaranta per La Stampa in occasione del novantesimo compleanno (“novant’anni di solitudine”), festeggiato con il suo Teatro

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