De André, l’omaggio e il saccheggio

“De André è di tutti”, ha spesso ricordato Dori Ghezzi, non per accrescere il numero di tributi e garantire memoria, ma interpretando a fondo il generoso rapporto di Fabrizio e della sua creatività con il mondo.

E’ di tutti, è vero, ma purtroppo si dovrebbe aggiungere “di tutti quelli che si accostano con delicato rispetto”. La serata Una storia da cantare, ieri sera su Rai 1, più che un meditato e affettuoso re-incontro con De André è parsa in più parti un raffazzonato contenitore riempito con il badile, un saccheggio più che un omaggio, in certi momenti più che un rivivere a proprio modo le canzoni uno spingerle a forza dentro il sacco

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Venezia, troppo bella per vivere

Venezia come Atlantide, ma non sommersa da un dio come Poseidone, bensì da omuncoli perduti tra ignavia, inettitudine e mazzette di denaro.

Incuria, incompetenza, disinteresse e interessi minavano Venezia già prima che si discutesse del Mose. Li mostrava  la più inascoltata delle voci, quella della Cultura. E oggi, a distanza di quasi cinquant’anni, è un’emozione malinconica prender fra le dita, con rispetto e timidezza, un raffinato libretto: Alcune proposte per distruggere Venezia (Ruggero Aprile editore), scritto nel 1972 da Stefano Reggiani (Verona 1937, Roma 1989), autore di saggi (Sorelle d’Italia, Dizionario del postdivismo, Nel

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