Willy non era un coyote e neanche somigliava allo sciamannato personaggio dei cartoni . Ma sedici anni fa mia figlia lo portò a casa piccolino e lo chiamò così.
Di tutti i nostri familiari a quattro zampe tendiamo a ricordare qualcosa di speciale: un gesto d’eroismo vero o presunto, un’intuizione, una sintonia, un episodio da gran protagonista. Di speciale Willy aveva gli aspetti più rari: una pacata normalità, una serafica umiltà, un’accettazione che non perdeva mai la dignità. Piove? Ci bagneremo un po’. Un caldo torrido? Andrà bene una mattonella in cotto del pavimento.
Willy – un incrocio tra un bassotto e qualcuno più corpulento – liquidava