Natale come un carnevale. <Lo trascorrerò con i clochard>, ha annunciato, in sfida al governo, il leader della Lega, partito i cui assessori sparsi per l’Italia hanno spesso cacciato dai loro stracci e cartoni quei fastidiosi sfregi al decoro urbano. Finito di stabilire l’ora in cui è nato Gesù Cristo, è il momento di sfruttare quelli che il Nazareno amava. Naturalmente <a pranzo>.
La nefandezza di questa scelta è confessata dall’annuncio stesso: non <avevo da tempo deciso di trascorrere Natale con loro e lo farò ad ogni costo>, bensì <se mi vuoi tenere chiuso in casa, io esco e vado da quelli che in casa non ci possono stare nemmeno se vogliono>. Clochard – che fa tanto canzone francese – usati come occasione, strumento, campo di battaglia, arma. Tutto meno che persone.
Chi per lavoro ha condiviso con quegli uomini e donne anche l’elemosina davanti a una chiesa sa che c’è molta più dignità su quei gradini e sulle panchine che in tante auto che passano accanto con la scorta. E a questo proposito, il leader accetti un umile consiglio: se proprio vuole andare a scocciarli a Natale, ci vada senza seguito, da solo, perché non mordono, condividono un panino (mojito non ne hanno) con chi è quieto, gentile e sincero, ma possono impennarsi con gli arroganti.
Detto questo, è comunque un bene che il capo-popolo faccia un’esperienza simile. Magari ricordando e smentendo una considerazione di Oscar Wilde: <E’ triste a dirsi ma è innegabile: i poveri non si rendono conto di quanto sono pittoreschi> (Autobiografia di un dandy). Diventi per qualche ora uno di loro, senza farsi fotografare, così da non essere pure lui ancora più pittoresco di quanto è già, e senza mandare avanti la scorta quando passa la pattuglia dei vigili.
Se riuscirà a seguire questa via, forse percepirà almeno una briciola – che gli tornerà utile nel futuro politico – di quanto scriveva Salvatore Satta: <Anche i poveri possono fare ai ricchi la loro carità> (Il giorno del giudizio). Ricco di questo frammento di vita torni alla sua casa, al Senato, in tv, sui social, ripetendo senza sosta a se stesso queste poche parole di Philip Roth: <Ogni vanità portata alle estreme conseguenze, finisce sempre per burlarsi di te> (L’animale morente).