Un giglio sulla Luna tra le spie

Sulla Luna l’Ariosto nel 1516 mandò Astolfo a recuperare il senno di Orlando. Giulio Verne nel 1870 ci spedì tre uomini chiusi in un missile e nel 1969 tre uomini ci arrivarono davvero. Ora, di fronte a chi già immagina e progetta un turismo lunare, una gentile signora la affolla di spie al lavoro per prendersi il satellite.

E’ ambientato nel 2027 e radicato in millenni di Storia Lilith e la luna in giallo (Belforte & C.) di Stella Bolaffi Benuzzi, psicoanalista, già giudice onorario del Tribunale per i Minorenni, elegante e ironica narratrice che nei suoi libri ha raccontato la borghesia piemontese e una storia di famiglia (“ebbene sì, quella dei francobolli”) sferzata dalle leggi razziali, dalla guerra, protagonista della lotta partigiana vista da lei bambina sfollata in montagna ad aspettare il padre alla testa dei suoi uomini sulle montagne.

Orfana di una soldatessa caduta in combattimento, cresciuta in un kibbutz, dalla terra d’Israele Lilith è approdata agli Stati Uniti con il nome di Lilian, è entrata nei programmi aerospaziali e ha assaggiato lo spionaggio internazionale in un connubio d’amore e morte. Quando, nell’ormai vicino 2027, le maggiori potenze si preparano a contendersi la Luna quale nuova “colonia” e testano possibilità e caratteristiche della vita dell’uomo lassù, toccherà a lei e a un compagno di viaggio saggiare sessualità e desiderio in quella diversa condizione.

Prima della partenza e poi durante la spedizione Lilith – spirito forte, indipendente come la sua omonima che si ribellò ad Adamo – deve misurarsi con nemici oscuri e la morte violenta: la fine della madre e l’assassinio del suo uomo gridano dal passato, sono il presente i tentativi di uccidere lei durante i preparativi e poi sul satellite, protetta sempre da un misterioso angelo custode senza ali ma ben armato.

Stella Bolaffi maneggia con scioltezza, matura saggezza e giovane piglio l’avventura, il cuore, la sensualità, senza allusioni ma con garbo, come nell’amplesso scandito attimo per attimo dalle parole del Cantico dei Cantici. La trama gialla, fantascientifica, spionistica portano Lilian, attraverso svolte brusche e lente curve del pensiero e degli affetti, a rigenerare la Lilian di oggi dalle origini lasciate in sospeso. Incastonata nel conflitto fra Stati, la bella spia dai capelli rossi appiana quello interiore, riscrivendo dentro di sé una spy-story come un romanzo dell’animo umano, tra origini, presente e futuro.

Scrive Bruno Quaranta nella profonda prefazione che filtra il libro attraverso i riferimenti culturali che ne sono impalcatura: “C’è, biblicamente, un tempo per tutto. Anche per nascere, anche per ri-essere. Anche per diventare madre e per riconoscersi, finalmente, figlia. Anche per dimenticare Lilith, i suoi furori e per diventare Lilian, per farsi giglio”.