L’Europa stanata dal Covid-19 nella sua fragilità di nazionalismi urlanti o bisbiglianti. Un microscopico quanto feroce virus ha spezzato il canto della comunità, ha buttato all’aria la ripetuta necessità di restare uniti.
Quello che stiamo vedendo era già scritto, non nel Libro del Destino e nemmeno da un autore europeo, bensì in un’antica fiaba vietnamita.
In una foresta si svolge un raduno degli animali di tutte le specie, uniti per processare un comune nemico che minaccia la loro sopravvivenza: l’uomo. Esordisce la tigre: “Sono il re degli animali, ma l’uomo continua a uccidermi”. Gli altri fanno coro, compatti: l’uomo si difende, tu attacchi lui, fai fuori i suoi galli e i suoi maiali”. E la tigre, delusa e furiosa, se ne va.
Prende la parola il cerbiatto: “Il re uccide l’uomo, io però non faccio del male a nessuno. Mangio foglie, erba e paglia, ma l’uomo continua a darmi la caccia e a uccidermi” . Giù tutti a ridere: “Mangi però anche manioca, riso e patate. E lui protegge i suoi campi”. Ci prova la formica: lei, così minuscola, danni di sicuro non ne provoca. Tacciono tutti perché in effetti non pare esserci replica possibile. Invece saltan su le scimmie: “Le formiche meriterebbero lo sterminio. Dove c’è cibo arrivano a migliaia. Quando si avvicinano a qualcuno, lo pizzicano. Rubano il riso dai campi e lo trasportano lontano per mangiarlo”.
Almeno il pesce pare inattaccabile: “L’uomo sulla terra deve competere con gli altri animali. Io, invece, sto nell’acqua, non distruggo il raccolto, non guardo lo stesso cielo. Nonostante questo l’uomo getta le reti e mi uccide>. Ma il rospo giallo è implacabile: “E’ giusto che ti uccida. L’uomo beve l’acqua. Vorrebbe bere acqua limpida dal fiume, ma i pesci lasciano escrementi dovunque e la sporcano”.
E giacché lui, rospo giallo, si ritiene l’unico ucciso ingiustamente, si vendicherà non avvertendo l’uomo, come suo solito, che sta per piovere. Non una pioggia normale, ma un diluvio che cancellerà tutto. Un giovanotto nascosto in un tronco lo sente e con i due fratelli costruisce una zattera – come l’arca di Noé, ma senza animali – così da sopravvivere al disastro. Sarà uno dei tre a trovare una strana pianta di zucca, che si aprirà e dalla quale usciranno i capostipiti di diverse etnie.