CRONACAVIRUS – Ama l’untore tuo

12 febbraio
Un buffo bullo ha aggredito dei cinesi ritenendoli “untori”. Dunque li considera infetti. E come stai, buffullo, dopo che l’hai toccato, ti ha respirato e sputato faccia, sanguinato in mano? Un po’ di tosse? febbre? Stai tranquillo, non far caso a quel che attraverso la porta senti dire dai tuoi parenti asserragliati in un’altra stanza: “facciamo bruciare la sua roba?”, “che ne pensi? dopo sarà meglio cremarlo?”.

21 febbraio
Dovessi mai finire in quarantena per un’influenza o in ospedale per una polmonite, per non annoiarmi e farmene una ragione, porterei con me un libro a caso: L’ombra dello scorpione di Stephen King, con la storia del virus letale sfuggito a un laboratorio. Così, tanto per pensare ad altro.

22 febbraio
Ho sentito la telecriminologa Roberta Bruzzone che dissertava di coronavirus. Speriamo che ora non cospargano di Luminol tutti i soggetti sospetti mentre saltan fuori supertestimoni e rivelazioni choc.

23 febbraio
Perbacco! Non mi reggo più in piedi. Se non avessi davanti agli occhi quelle quattro bottiglie di whisky vuote mi verrebbe il panico da coronavirus.

23 febbraio
Faccio zapping un attimo e dappertutto trovo il presidente del Consiglio Giuseppe Conte che parla di virus. Adesso eccolo dalla D’Urso. La prossima Pet-Tc dell’istituto oncologico di Candiolo la porto al Grande Fratello.

26 febbraio
Malapolitica, corruzione, evasione fiscale, mafie: ciascuna ne ammazza molti di più di qualunque virus vecchio o nuovo. Eppure non ci fanno un centesimo di questa paura d’oggi.

28 febbraio
Leggo su Repubblica che il governatore del Veneto Luca Zaia, dopo la sortita dei cinesi che non si lavano e mangiano i topi vivi, di fronte a un garbato disappunto dell’ambasciata, spiega di essere stato strumentalizzato e precisa che le sue erano riflessioni basate anche sulle fake. Finalmente un leghista ammette ufficialmente l’uso consapevole delle fake come “strumenti”.

29 febbraio
Ammonisce il governatore della Lombardia Attilio Fontana: il problema si fa serio, si dovrebbe ridere di meno. Pretendere che non si rida alle trovate sue e del suo collega Zaia è come se Luca e Paolo, Ficarra e Picone, Greggio e Iachetti l’avessero a male per le risate alle loro battute.

29 febbraio
Sior Zaia ammette che la frase sui topi mangiati vivi dai cinesi gli è “uscita male”. Può accadere, ad alcuni, dopo un’ombra bevuta per disinfettarsi la bocca, la lingua s’incolla all’ultimo goccio. Noi gli crediamo, però sia cortese, ci faccia sentire com’è la frase quando “esce bene”. Che so? una cosa tipo: abbiamo visto tutti che i topi cinesi morti mordono pipistrelli vivi nei piatti di cinesi appisolati?

1 marzo
Caro Amadeus, ti vedo impegnato in tv a diffondere i consigli basilari degli esperti per proteggerci da virus. E te ne sono grato. Ma voglio spiegare a te – più che a inflessibili professori e insensibili politici – perché darti retta è un’impresa. Lasciamo stare il lavaggio delle mani, antica abitudine. Ma quella balorda idea di soffiarmi il naso sulla manica della giacca nella piega del braccio mi fa schifo ora e mi faceva già schifo da bambino quando lo vedevo fare da altri. Abbiate pazienza ma continuerò con il fazzoletto. Non mi avrete.

1 marzo
Se devo esser sincero, quel che più mi irrita del coronavirus è che se mi acchiappa e mi accoppa i miei colleghi – visti i 65 anni e i guai di salute vecchi e nuovi – mi liquideranno come “anziano” già malato di suo.

2 marzo
Dice una signora mentre paga le sigarette: “Per fortuna abito accanto a mia figlia: con le scuole chiuse tengo io i bambini. Certo che per chi lavora e non ha i nonni…”. Risponde l’aquila del momento: “Quello è un grosso problema. Infatti ho pensato: mi faccio visitare, certificare che sono sana dal corona e poi apro a casa mia, che ha una grande sala, un posto dove, con modica spesa, riunire i bambini, così giocano e studiano tutti insieme come se la scuola fosse aperta”. Essendo ad Asti ho visto entrare Vittorio Alfieri corrucciato che borbottava: “Tanta è la cecità…”

5 marzo
Ho notato nei cantieri urbani un elevato tasso di serenità degli operai: lavorano disinvolti e rapidi, ogni tanto si fermano per una sigaretta, alzano gli occhi ai condomini, sorridono e fanno il gesto dell’ombrello ai poveri pensionati chiusi in casa.