Il giallo e il noir ci guidano spesso fra tormenti metropolitani, piaghe delle periferie, strappi di una provincia snaturata. Più inquietanti – e più invisibili nonostante la comunità ridotta – i killer in uno spicchio di paradiso fra mare e collina.
Tra vicoli, piazze, lungomare e ville a mezza costa di Lerici passano gli assassini di tre romanzi intensi e scattanti di Maria Antonietta Macciocu e Donatella Moreschi: dopo Al momento opportuno e Con le migliori intenzioni Golem pubblica Finché morte, che si apre in festa (un imminente matrimonio), in sangue ( lo sposo ucciso in una stanza d’hotel la notte prima delle nozze) e in turbamento delle indagini (la vittima è il fratello della marescialla dei Carabinieri del paese). Assicuratore d’opere d’arte dall’esistenza vivace e talora dubbia, l’ucciso porterà gli investigatori a smuovere lo strato grigio che copre la sua e altre vite, inciampando però in nuovi cadaveri tra amori, droga, traffici internazionali, gioventù del disagio, artigli mafiosi.
Letti i tre romanzi, viene ironicamente da pensare a Macciocu e Moreschi come personcine “pericolose”: sanno “scegliere” vittime difficili da vestire con un comune movente comune e sanno “proteggere” i killer dalla caccia istintiva del lettore. Nel primo a cadere, seguite poi da altre donne, sono due innocue anziane e la loro domestica. Nel secondo piccole creature uccise, senza abusi e poi pietosamente composte nell’erba come in un nido, intrecciano l’ansia collettiva col mistero individuale.
In tutti i tre casi gli eventi iniziali sono quelli che le cronache quotidiane ci sbattono in faccia con ipotesi di routine, dalla rapina finita male al serial killer, dallo sgarro punito alla gelosia. Ma in tutti i tre casi passi delle indagini e nuovi fatti aggiungono pennellate che, oltre ad allargare il disegno, sembrano mutarlo, come quando nella stessa immagine possiamo vedere una giovane donna o una vecchia.
L’investigatore è un giovane tenente dei Carabinieri, troppo bello per muoversi come un semplice cacciatore di informazioni tra le esistenze di un paese di mare e collina, storici residenti e nuovi stranieri – che siano svedesi, piemontesi o lombardi – in cerca di quiete. Tra questi la pittrice Tullia, controcanto amoroso alla solitudine, alla malinconica incertezza tra passato e presente dell’ufficiale, al suo bisogno di futuro e al timore di esso.
I misteri dei romanzi segnano le vite del tenente e di Tullia, ma con sapienza in ognuno dei tre le autrici disseminano con leggerezza quel che basta per farci conoscere la loro storia anche se siamo alla prima delle letture. E intanto ci fanno prender confidenza con amori e affanni, grettezze e altruismo, sgomento e diffidenza, solidarietà e apparenza di una comunità colpita e spaccata come un guscio dalla morte violenta, dai rilievi scientifici, dal frugare negli antri bui delle storie umane sfiorate o scavate dalle indagini, una comunità che parte da una solidarietà talvolta vera e talvolta apparente e approda alla diffidenza.
Il viaggio negli antri più profondi del vivere e convivere col prossimo è ciò che le autrici fanno (sempre per Golem) fuori dal giallo e dal noir. Maria Antonietta Macciocu ha affrontato nel profondo in Tango rosso la gabbia della dipendenza psicologica d’una donna che si tuffa nell’illusione d’un amore, non coglie l’impercettibile crescendo del delirio che la farà ostaggio, lo percepisce anzi come intensità dei sentimenti e bisogno di lei. E quando la realtà divampa nella rovina, l’urgenza di salvezza scarta imprevedibile dalle vie cui ci abitua la consuetudine della cronaca.
Donatella Moreschi, nei quattordici racconti di Amiche, si immerge con delicatezza ma senza sconti negli animi di coppie di donne in cui dedizione e slancio, invidia e rancore, delusione e fantasma della morte, rivalità e bisogno, il passar del tempo e la sorpresa illuminano forze e debolezze di un legame voluto o incontrato, vulnerabile e mai immutabile. Così come nelle storie di delitti ogni ipotesi è una via che illumina paesaggi inattesi e non si sa dove conduca.