Si dà degli asini a ignoranti o fessi. L’unica cosa che giustifica l’abbinamento è che il nobile e intelligente animale ha commesso l’errore di lasciarsi addomesticare dall’uomo prima del cavallo.
Ma se accettiamo che “asini” voglia dire ignoranti, non facciamoci addomesticare dai ragli senza pensiero che ci aggrediscono da ogni parte.
Matteo Salvini, dopo le grida, o i barriti, sugli stranieri (i quali giustamente, finito lo spot di Aquarius, sbarcano come prima), lancia il “censimento dei rom”. L’idea è assurda prima ancora che razzista: buona parte sono nati in Italia, sono cittadini italiani registrati all’anagrafe come tutti noi. “Censimento dei rom” è una sparata volutamente nazista che sta in realtà per “censimento dei campi nomadi”, cosa che i Comuni già fanno, chi bene chi male, trattandosi di aree da essi stessi messe a disposizione. Ma detto così sa di provinciale e soprattutto non puzza di vendicativa pulizia etnica, cade la portata propagandista che fa presa su chi fa tutt’uno tra rom e ladro. Censire rom dagli antenati rumeni, bosniaci, serbi e via dicendo è come censire nipoti di napoletani che sono nati e vivono a Torino, vuol dire comunque censire “caucasici” come Salvini.
A proposito dell’assioma zingari-ladri sarebbe utile informare Salvini e la sua purtroppo crescente tribù che aziende italiane delocalizzate in Romania, non trovando personale, assumono (seppur prevenuti e ritenendoli ultimo bacino) rom rimasti o tornati in patria. Al contrario cittadini della Romania per niente rom vengono in Italia e non solo in Italia, fanno i ladri o i protettori e soltanto quando li acchiappano si definiscono rom e gridano al razzismo. Alcuni media son felici.
Per dare una mano a tutto questo (forse con ambizioni politiche, viste le allegre selezioni) ci si mette anche chi nemmeno dal caso Spada ha capito qualcosa, cioè che talvolta è meglio starsene defilati, fare affari ma non casino, come insegnano alcuni boss – non tutti – della ‘ndrangheta. Angela Casamonica, un cognome cui converrebbe non farsi troppo notare, “alza la voce” pure lei e avverte il Ministro dell’Interno: “Con noi deve rigare dritto”. Astutissima. Appartiene a una famiglia italiana – sinti abruzzesi per alcuni, rom per altri, dipende da come si sveglia il giornalista la mattina – e non si rende conto dell’inutilità di gridare “sono qui” quando chi persegue i reati anziché i voti tiene d’occhio la sua rumorosa famiglia per quel che combina e non per le radici. Ma gridano tutti, vuol gridare anche lei.
Però Salvini non deve rubare pagnotta e salame alle destre, a Casa Pound, ai naziskin. E allora, appena parla di “censimento dei rom”, se ne vien fuori un’aspirante valletta della di lui tribù, Giorgia Meloni, e rivolgendosi da un tg a quanti ritiene asini evoca direttamente Himmler: “Censimento è un primo passo. C’è bisogno di SOLUZIONI DECISIVE”.
Agli esaltati da tanta propaganda pare una genialata riempire i social di video dove africani se le danno di santa ragione in stazioni e parcheggi. Ma un conto è il piacere sessuale di chi si è eccitato vedendoli alti, forti, muscolosi e che si fanno male, fino a voler gentilmente condividere il suo piacere, un conto è il messaggio rassicurante che il maldestro razzista lancia: tranquilli, se le danno tra loro, se qualcuno ci rimane secco ci hanno tolto un problema. Un filmato poi mostra un ragazzo e una ragazza bianchi che ne affrontano una decina: lui li stende uno alla volta, lei si avvicina e sferra un calcio. Uno a zero per gli stranieri: o sanno di partecipare a un film, dove l’eroe viene sempre attaccato da uno o al massimo due per volta, mai da tutti insieme, oppure sono molto più corretti e non agiscono in branco.
Basta così? No. La parola “censimento” è piaciuta tanto agli italiani che non hanno capito l’assurdità – o la truffa – dell’espressione e allora bimbo Di Maio prima dice e fa dire al comune e imbarazzato portavoce Giuseppe Conte che l’aspirante colonnello Chivington sta esagerando, ma poi scippa il termine, un po’ come dopo il ’68 adulti e ragazzi si rubavano “a livello di” e “nella misura in cui”. Infatti annuncia: “Censiremo i raccomandati nella pubblica amministrazione”. Ci farà vedere come si svolge questa ricerca? Farà l’indagine l’avvocato Luca Lanzalone?
Non offende gli asini soltanto chi governa. Ecco l’opposizione. Alessandro Sallusti accusa Matteo Richetti di citare il Papa quando gli fa comodo, non quando per esempio parla di famiglia tradizionale o aborto. E quell’altro? Uno che pensa risponde: “Lo condivido su alcune cose e su altre no”. E’ perfino facile. Invece: “Se il Papa dice cose intelligenti…”. Richetti ci ha avvertiti che il Papa, colui che guida una Chiesa con i suoi dogmi, non è uno con cui si può essere d’accordo o in disaccordo, secondo il proprio sentire. E’ uno che o spara cazzate o cose intelligenti, dipende se coincidono con il Richetti-pensiero.
Sii buono, Francesco, perdona lui e gli altri a nome di tutti, credenti, non credenti e nobili asini a quattro zampe: non sanno quello che fanno – di questo eravamo consapevoli – ma nemmeno quello che dicono.