Basket è per i profani una sfida fra giganti che nella calca spiccano un volo e infilano il canestro, ancor più in quest’epoca nella quale chiunque sia grande e grosso e non ammazzi nessuno diventa il “gigante buono”.
Dalle storie dei protagonisti del basket viene un canto corale di vite e sfide, candori e astuzie, generosità e disfatte e riprese morali. L’ha colto e raccolto Lorenzo Sani, per tanti anni inviato del Resto del Carlino-Quotidiano Nazionale sugli eventi più complessi della cronaca, autore di un romanzo, Più sangue Larry (Laterza), dove il narratore attinge all’esperienza del cronista e ne svela il mondo senza inganni. Al basket ha dedicato Vale tutto, edito da Italica con cinque ristampe e ora riproposto da Minerva col titolo Vale ancora tutto, arricchito di nuovi capitoli, come la tragedia di Fessor Leonard, atleta statunitense trovato morto a 22 anni in una stanza a Cannobio in un mistero perso fra malore, droga, suicidio. O come l’avventura sportiva e privata di Rodolfo “Rudy” Terenzi, sopraffatto a 46 anni da una veloce e rarissima malattia degenerativa.
Lorenzo Sani non è un agiografo, non è neppure un assemblatore d’archivi. E’ uno scrittore appassionato di basket, con la penna svelta e profonda e la consuetudine di fronte a qualunque tema (che sia un incontro di pallacanestro o il delitto di Cogne) a scrutare dentro i protagonisti, frugare l’ambiente, scovare le emozioni non dette. Nasce da qui questa “enciclopedia”, minuziosa sì ma raccontata come in una serata tra amici, fra trionfi e lacrime, uffici di società e angeli desolati dello sport, trionfatori e tifoserie. Il basket come un colossale organismo il cui sangue sono gli individui.
Sani ci guida sul campo, fra i tavoli dei dirigenti, negli spogliatoi, nei derby clamorosi, in mezzo a una tifoseria agguerrita (o sconsolata) capace di non essere meno esuberante di quella del calcio, ma insieme ci offre il “dopo”, come nel caso di Spaccaossa Roscoe Pondexter, finito secondino in un carcere americano, a metter su incontri mortali fra detenuti accettando scommesse, fino a cercar riscatto nel rivelare tutto quell’orrore.
Ecco i volti stupiti di compagni, avversari, spettatori quando Piero Fornaciari, a venti secondi dalla fine dell’incontro, si ferma, palleggia, poi serra la palla al petto e fa scorrere il tempo: credeva d’essere in vantaggio, era sotto di un punto, ha regalato la partita. Ecco i campioni in strada. Steve Hayes, ventiduenne dell’Idaho, gigantesco mormone pacifista in forza al Gira, taglia Bologna fino alla zona universitaria, dove è prossimo lo scontro a manganellate, si erge come una torre con i suoi due metri e tredici fra poliziotti e studenti, improvvisa un incomprensibile sermone pacificatore e, dolce e fiero, sventola la bandiera americana. Uno spirito eroico inviato dalla squadra se lo porta via prima d’un linciaggio.
E’ questo scambio tra sfida in campo e sfide o scherzi o affronti della vita a far la “trama” del libro. Sono i personaggi a lato quale Benito Picone, addetto alla biglietteria dell’Olimpia, cher affronta Bettino Craxi con il suo codazzo in cerca di poltrone quando tutto è già esaurito. Forte d’antica conoscenza, senza nulla di politico, lo liquida semplicemente con un “va’ a da’ via ‘l cul, Bettino!”. Sono inseguimenti di tifosi isolati, tenere ingenuità: Guerrino Lugli, iscritto dalla società a un istituto professionale, ragiona come in campo e il primo giorno di scuola, all’appello – Lugli! – risponde nell’unico modo che conosce, nome e numero: “Guerrino, 14”.
Chi ama e conosce il basket ne scopre gli uomini. Chi ama conoscere l’animo degli uomini scopre anche il basket.