Fascisti al tempo di internet

Fascisti mascherati sotto la sede di Repubblica. Neonazisti che irrompono con un balordo comunicato nella sede di Como Senza Frontiere. Il palcoscenico che cercavano era più ampio d’una strada o una stanza e l’hanno ottenuto: telegiornali e Internet. La prima tragedia è l’arroganza dell’estremismo bieco, la seconda è la possibilità di dilagare ovunque e mettersi in mostra, la terza è il gigantesco stagno di vuoto intellettuale, rancore generale, paura dei più deboli nel quale sguazzano e pescano.

Le teste rasate che leggono il foglietto e quelle coperte che lanciano fumogeni non agiscono su un obiettivo limitato, vogliono far deflagrare le loro “imprese”  in una società dove frustrazioni, infelicità, bisogno d’omologazione e di nemici, mercanti di voti forniscono consenso a ogni scintilla di fascismo, esplicita o mascherata. In questo meccanismo l’informazione e il dovere di cronaca si ritrovano ostaggio e strumento.

Il Male non è la rete, è ciò che attraverso essa avviene. Negli Anni ’70 i direttori delle testate giornalistiche discutevano fra loro sull’opportunità di pubblicare i comunicati con i quali i terroristi delle Brigate Rosse, di Prima Linea e di altre formazioni rivendicavano attentati e morti . Si dibattevano tra l’imperativo di informare – e commentare – e il rifiuto d’essere cassa di risonanza. Oggi la cassa di risonanza per fascisti e neonazisti è automatica e su di essa si basano le loro azioni: le immagini sono rilanciate ovunque di minuto in minuto tra sdegno e condanna, ma anche curiosità, strizzata d’occhio, avallo.

“Uccidete pure me, ma l’idea che è in me non l’ucciderete mai”, diceva Giacomo Matteotti. Sono proprio la conoscenza dell’idea, la cultura del passato a mancare sempre più nella platea che riceve i messaggi. Quanti giovani escono dal liceo senza saper bene che cosa era quell’idea? L’assenza di reale consapevolezza della Storia concima il terreno al quale si rivolgono i fascisti dell’era internet in tutta Europa. L’unica arma per prevenire certe fascinazioni  in menti preda di slogan, emotività, voglia di gruppo forte  è il diffondere con la stessa potenza, e nel profondo, la cultura storica, la cui latitanza è male antico. All’inizio delle sue Memorie scriveva Giuseppe Garibaldi centocinquant’anni fa: “Il difetto di non esser istruiti seriamente nelle cose e nella storia patria è generale in Italia”.