La tragedia di Rigopiano è come la valanga: cresce senza sosta. E l’orrore sposta i riflettori: la battuta e le risa su un “bagno alla Spa” colpiscono ma sono l’opposto della gioia di imprenditori DOPO il terremoto dell’Aquila.
Qualche tg ha detto che i due scherzavano durante una tragedia. E’ vero che scherzavano, ma proprio perché incapaci di capire che su Rigopiano stava calando la tragedia. Quello scambio di parole e risate non è il cinismo di chi si diverte nonostante un dramma in atto: è la terribile incoscienza e incompetenza di chi non percepisce la gravità della situazione, tanto da prospettare l’invio di mezzi per l’indomani mattina. Questo è il senso vero della telefonata. La registrazione, il suo contenuto sono un documento soffocante sul vuoto umano che ha consentito che accadesse quel che è accaduto, non la balordaggine di chi se ne infischia quando tutto è successo. Se quegli uomini sbagliati al posto sbagliato avessero capito l’emergenza e deciso di intervenire subito, convinti d’essere in tempo, forse la battuta sarebbe stata: “Portiamo il costume: una volta finito il lavoro facciamo un bagno alla Spa”, che con un finale diverso non avrebbe stupito nessuno. Ma quel bagno non l’avrebbero fatto comunque, fuggendo, se ci fossero stati i minuti, con chi invece non ha potuto fuggire.
Queste osservazioni sono un dettaglio, certo, mentre il senso profondo della telefonata non lo è. Un dettaglio che serve a ricordarci come spesso l’informazione si faccia incantare – e con essa incanti – dalla freccia emotiva più che dall’irreparabile strazio, da un particolare ad effetto più che dalla discesa nella catastrofe che questo svela.