Sicilia, un test per i candidati

I candidati a presidenza e parlamento regionale della Sicilia amano profondamente la loro isola. Perché dubitarne? La conoscono anche? Un piccolo test su amore e conoscenza  si potrebbe buttarlo lì tra una domanda e l’altra nelle interviste.

Perfin banale chiedere che cosa ha scritto Giovanni Verga, ma si potrebbe domandare in che anni è vissuto, se è vero che, legato com’era ai suoi luoghi, si è ostinato a non trasferirsi mai altrove. E se tutti conoscono il nome di Luigi Pirandello e pure qualche titolo (come Sei personaggi in cerca d’autore), varrebbe la pena buttar lì a bruciapelo: “lei ha senz’altro letto I vecchi e i giovani. Di che Sicilia parla?”. O ancora: “Mi dica un titolo di Pirandello che si addice alla politica”, e poi contare quanti conoscono Il piacere dell’onestà, Questa sera si recita a soggetto o Ma non è una cosa seria.

Possibile che nessuno taccia di fronte al Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, ma sarebbe interessante un bel “che ne pensa dei Viceré di Federico De Roberto? E che cosa l’ha colpito in Luigi Capuana?

Si potrebbe proseguire con Vitaliano Brancati, Gesualdo Bufalino, Vincenzo Consolo. O chiedere: “Salvatore Quasimodo ha dedicato qualche verso alla sua Sicilia e con quale particolare stato d’animo?

Su Andrea Camilleri non c’è pericolo di silenzio. A meno che la domanda non sia: mi dica tre titoli di suoi libri nei quali non c’è Montalbano.

Non sarebbe una saccente provocazione sulle buone letture e nemmeno una sfida letteraria . Sarebbe soltanto una cartina di tornasole sull’amore per la Sicilia.