Lo spot è una sorpresa, un buffetto, uno schiaffo, un bacio. Rapido: ecco chi siamo, compraci. Ma purtroppo per lui punta anche sulla ripetitività e proprio questa deposita, zapping su zapping, un messaggio non voluto. Ecco qualche esempio di messaggio 1 e messaggio 2.
Il “socio Conad” è proteso al nostro benessere. Lui e consorte vivono il mondo esterno in funzione di prodotti e risparmio, a letto non condividono il piacere della carne ma quello dei prezzi bassi della carne. Uscendo di casa il “socio” vuole un secondo bacio non per amore ma perché ha appena parlato al telefono di offerte speciali. Parrebbe un caso di folie à deux, disturbo psicotico condiviso, dove un malato trascina con sé l’altra persona. Lui esce in piena notte e va al suo tempio, lo illumina, prende un carrello, va tra gli scaffali, in un’estasi mai provata a casa guarda i prodotti, li sceglie.
Messaggio 1: Che bravi, vivono per noi. Messaggio 2: Sono pazzi. E ladri: le cose migliori il “socio” le acchiappa nottetempo per la moglie.
Acqua Rocchetta ha ripetuto in tutti i modi di generare bellezza. portandosi avanti l’ha detto anche alle bambine che vogliono diventare belle e famose: acqua e pipì (chiamata, per un omaggio ai pianisti, plinplin). Ora si presenta la testimonial: bella è bella, ma non sta in piedi. Spiega come la sua vita è divisa tra famiglia e impegnativo lavoro, beve e di nuovo traballa e cade.
Messaggio 1: le donne belle grazie a noi sono semplici come voi. Messaggio 2: rinfrescatevi la bocca, alcolizzate.
Paradosso per paradosso, il massimo lo chiede Scavolini al suo testimonial, Carlo Cracco, che non decanta solo cucine. A parte che nessun buongustaio vuol sapere che fa il cuoco in bagno, va dato atto a Cracco – qualunque sia il cachet – di eroica umiltà.
Messaggio 1: il notissimo chef predilige questo prodotto sempre e comunque. Messaggio 2: ecco dove inesorabilmente va a finire quel che prepara sui nostri fornelli.
I gabinetti appassionano i creativi. Un uomo sereno e felice che ha sistemato i suoi soldi su Conto Arancio potrebbe starsene in poltrona con un liquore e un libro. No. Sta nella vasca. E fin lì si può pensare: ora che è tranquillo finalmente si lava. Ma il brav’uomo all’ammollo vede aprirsi di continuo la porta, familiari entrano senza bussare (sai che spettacolo se era sul water) e lo avvertono che stanno andando a spender soldi.
Messaggio 1: con noi sei così sereno che nulla ti turba. Messaggio 2: sei un tale sfigato che nessuno ti rispetta, neanche in casa tua, e che famiglia del cavolo ti ritrovi.
Quanto a sfiga, merita comprensione affettuosa il buon marito di Prostamol, che si alza dieci volte per notte: c’era un rumore in garage, forse c’era la tv accesa… La prostata un po’ datata gli fa fare spesso plinplin (unire i due spot sarebbe interessante), ma un bel mattino, scoperte le pastiglie, arriva dalla scafata consorte ancora tra le lenzuola con il vassoio della colazione: “E non è una scusa”. Ed è lì che lei seppellisce per sempre ogni libido. Una carognesca voce fuori campo intima: “Non hai più scuse”.
Messaggio 1: la tua prostata non fa più i capricci. Messaggio 2: adesso sa che prendi quelle pastiglie, quindi è inutile che inventi scuse.
Il caso più straordinario purtroppo resta anonimo: perché (perdonino i creativi) nonostante il martellamento radiofonico, il nome del prodotto non è rimasto impresso e, cercando in Google con ogni tipo di parola, non se n’è trovata traccia. Ma in tanti ricordiamo la bambina che torna da scuola, consegna il diario alla mamma e la mamma legge che ci sono casi di pediculosi, che per noi traduce in “i pidocchi”. Poi tranquillizza la figlia: noi usiamo … è il nostro segreto. La piccola confessa: non è un segreto, l’ho detto a tutte le mie amiche. Messaggio 1 e 2: tutti usano questo prodotto e ai pidocchi non gli fa un baffo.