Per i terremotati del Centro Italia sono stati raccolti via sms quasi 30 milioni di euro. Sono confluiti nella contabilità speciale intestata al Commissario straordinario presso la Tesoreria dello Stato e lì rimangono finché il totale non è definitivo: si deve conoscere con esattezza il portafoglio per decidere quali progetti finanziare.
Basta prolungare la raccolta per tenere tutto fermo. Ma a parte questo, sarebbe bello, appena si parte, se gli sconosciuti che quei trenta milioni hanno versato potessero sapere giorno per giorno che strada prendono, se è liscia o se crivellata più o meno a sorpresa da buche profonde. Per questo c’è Internet: si decide per una scuola? Si dà il via e si mette in Rete il progetto, il costo globale e i costi parziali, i nomi delle ditte, i nomi di chi sposta il denaro e di chi lo riceve. E il saldo. Cosicché un ingegnere possa stupirsi delle strutture portanti, un muratore possa discutere del cemento, un vetraio del prezzo delle finestre, un falegname di quello delle porte. Tanto più che sono loro che, via sms, stanno pagando.
Capita, partiti i lavori, di dover sforare. Per non destar sospetti sugli aumenti dei costi sarebbe utile un fondo ad hoc. Lo si può creare in un minuto. Se circa duemila tra parlamentari e consiglieri regionali interrompono il dibattito sui vitalizi, giusto il tempo per una firma, e destinano ai terremotati mille euro di ciascun stipendio condito da indennità varie, ecco 2 milioni di euro per le spese impreviste. Non è populismo: è un sms adeguato al reddito.