“In una lettera alla famiglia, scritta prima di morire, il carabiniere disegnò uno schizzo del luogo dove l’avrebbero trovato cadavere”.
La semplicità angosciante di quello schizzo è un punto in una mappa che percorre l’Italia per tappe spesso poco note della Storia, fra muri e alberi di fucilazioni, stanze di torture, stazioni e tradotte di prigionieri, finestre di caserme presidiate, difesa di gente inerme, sacrificio e coraggio di uomini con una caratteristica comune: l’uniforme dell’Arma. Nell’immenso archivio della guerra civile e della Liberazione Andrea Galli, giornalista del Corriere della Sera, ha cercato e raccolto (Carabinieri per la Libertà, Mondadori) il cammino di sofferenza e dignità, morte o vittoria di uomini fedeli ai propri valori, al rispetto per il loro Paese e al legame con i concittadini, uniti nella battaglia ai “ribelli”, i partigiani. Li ha incontrati come salendo la penisola su un mezzo degli Alleati, ma entrando a piedi ogni volta in paesi, città, campagne per conoscere episodi e animi.
Dalla Campania a Roma e al Lazio, su per il Centro Italia e il Nord, fino all’Istria delle foibe (ma anche giù tra le sabbie del nord Africa) i protagonisti si raccontano e sono raccontati da dispacci, relazioni, lettere alla famiglia, testimonianze di commilitoni e figli. Nomi più noti e altri sconosciuti, dai giovani allievi agli ufficiali, svelano il profondo della scelta di campo, ferrea nel caos del dopo l’armistizio, subiscono la caccia spietata da parte dei nazisti a quella solida spina dorsale dell’Italia occupata, orgogliosa di una cultura radicata e capace di far convivere scariche di mitraglia contro i nemici con la pagnotta portata alla sciagurata vedova del fascista.
Nella Storia – come nella quotidianità – vite si innalzano al rigore, fino all’eroismo, altre si piegano ai tormenti o alle illusioni. Così anche nella Resistenza ci furono (come racconta Nuto Revelli nella Guerra dei poveri, Einaudi) carabinieri che scelsero di affiancare la Repubblica di Salò. Narrando le pagine della maggioranza che con i “ribelli” si oppose all’occupazione e al fascismo, Andrea Galli ha sfidato il rischio della celebrazione retorica e l’ha annientato con il rigore del cronista e il respiro del narratore, creando l’affresco in movimento della dignità e della forza di un giuramento intimamente prestato (e mantenuto) alla popolazione, che è lo Stato.