Va dato atto alle Poste Italiane d’un coraggio – consapevole o inconsapevole? – inedito: il primo spot televisivo indirettamente a favore della disoccupazione. Per promuovere il <postino telematico>, protagonista del filmato è un robottino che si aggira timido tra persone e case dove dovrà svolgere il suo compito, stupito e attratto da concetti e sentimenti come amicizia e umanità e animato dal buon proposito di farli suoi. Il messaggio che semina è chiaro: farò io, e bene, quello che adesso fanno le persone vere.
Pensando al suo futuro successo, gli autori dello spot inquadrano un antico borgo che potrebbe essere uno dei tanti paesini nei quali Poste Italiane ha ridotto il servizio a cinque giorni ogni quattordici, forse proprio per ridurre il personale e i suoi costi.
Quando avrà fatto suo il concetto di rapporto umano, il robottino andrà di certo a stringere mani e a bere un bianco all’osteria con i paesani, perfino con i veri postini o gli aspiranti postini rimasti disoccupati. Ma, avendo appreso il calore dei buoni sentimenti, non mancherà di dare una pacca sulla spalla e ordinare un altro giro all’oste.
Il robottino – macchina senza costi di stipendio e contributi, macchina senza scioperi – imparerà, come ha promesso, a pensare e <sentire> proprio come gli esseri umani, forse perfino a leggere e si imbatterà in La rivolta delle cose (pubblicato in Italia da De Donato editore), progetto cinematografico di Lev Lunc, drammaturgo russo morto ad Amburgo a 23 anni nel 1924. Come sarà il sindacato dei robottini? Un covo di hacker?